In libreria il saggio di Francesco Mineo, “L’empatia e il ‘come se”, Edizioni Progetto Accademia, pp. 90, euro 9,90
So quel che fai e/o so quel che
senti? Pare che dal primo derivi il secondo. Quest’ultimo si sta facendo
strada, anche a costo di forzature, in gran parte di interrogativi filosofici,
come risposta universale a diversi problemi che da sempre hanno intrigato
l’uomo. Ma è accertato che tutto il sistema di emozioni derivi davvero dal
particolare essere dei nostri neuroni motori a specchio? Non bisogna giungere a
conclusioni affrettate, potrebbe trattarsi di esasperare una forma di comportamentismo
e di riduzionismo biologico. Da una parte, è sublime che tutti noi riconosciamo
e riusciamo a percepire lo stato emotivo di un altro, a partire da ciò che fa.
Dall’altro, in questo testo, si cerca la risposta che soddisfi del tutto la
capacità propria dell’uno di stare insieme all’altro da noi. Si cerca la
capacità di fronteggiarsi, nel contesto dell’incontro. Come riusciamo a
comprenderci, in uno spazio comune? E cosa interviene quando non vi riusciamo
nel modo opportuno? Dobbiamo ancora scandagliare altre parti del nostro
cervello, oppure esiste una regola, un nocciolo duro, da cui proviene una
speciale lingua di verità? Non sembra esserci una lingua tramite cui capirci
esaustivamente, senza il contesto a specchio. Né sembra esistere una lingua più
comprensiva, a livello emotivo. Davvero, dunque, siamo di fronte al linguaggio
universale dell’uomo?
Francesco P. Mineo nasce nel
1991, a Palermo. Diplomato al liceo scientifico, prosegue gli studi presso la
facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, dove consegue il
titolo di dottore in Filosofia con una tesi in Filosofia del linguaggio. Tiene
ad approfondire lo studio delle scienze filosofiche, in direzione
fenomenologica. Ha già pubblicato occasionalmente in riviste, come “Studium
Philosophicum” ed “EPEKEINA”.
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